mercoledì 23 settembre 2015

Questioni internazionali, dialettica, Kosik e Deng

Pur avendo una visione diversa dalla sua sui fatti del '68, ha ragione Karel Kosík a parlare di "pseudoconcretezza" da cui liberarci. Molti rifiutano ideologia e filosofia in nome della "concretezza". Ma il loro stesso rifiuto è ideologico e filosofico. In nome della "concretezza" vengono sottovalutate le questioni internazionali. Capita così di leggere che le questioni internazionali non sarebbero importanti, perché "si deve pensare a mangiare". L'Italia è una semicolonia USA, inserita in un'economia globalizzata, concorrenziale e dominata dagli imperialisti. Fa parte dell'UE.
Il FMI, la Banca Mondiale, il WTO, l'UE, la Banca Centrale Europea dettano parametri a cui l'Italia deve uniformarsi. Alla luce di tutto ciò, riteniamo che le questioni internazionali c'entrino poco con i popoli affamati e con i popoli precarizzati? Pensiamo che il "bunga bunga" incida più di tutto ciò sulle nostre condizioni di vita?
Liberiamoci dalla pseudoconcretezza. Liberiamoci dai pregiudizi.
C'è chi, in funzione antiberlusconiana, continua ad essere tollerante con la sinistra imperialista, facendo riferimento al famoso discorso di Deng sui gatti e sul topo.
A mio avviso costoro commettono due errori.
Il primo è che non riescono a capire quale sia la contraddizione principale.
Il secondo è che dogmatizzano la visione denghiana.