mercoledì 11 novembre 2015

I colpi di stato del biennio reazionario 1989-1991.

Dall'incrocio fra le riflessioni engelsiane e quelle leniniane sappiamo che è ben difficile la presa del potere in un momento in cui l'apparato statuale è integro. 
Però "chissà" per quale "combinazione" i Paesi del blocco socialista collassarono simultaneamente. 
Una teoria diffusa sostiene che Gorbaciov, con la sua visione sulla "Casa Comune Europea" (visione che lo accomunava a Kohl), avrebbe diretto il processo tramite il KGB, per giungere alla "socialdemocratizzazione" dei Paesi "orientali". 
Ma il ministro degli esteri dell'URSS era Shevardnadze, uomo che avrebbe fatto riferimento agli USA, il quale, approfittando della situazione, avrebbe spinto le dinamiche al di là di quanto auspicato da Gorbaciov (da qui anche le vicissitudini negative toccate a Gorbaciov e a Kohl, poichè gli USA non solo desideravano la caduta del blocco socialista, ma volevano pure che non si costituisse una "Casa Comune Europea"). 
Dunque le pseudo-"rivoluzioni" (non sono d'accordo a chiamarle "rivoluzioni") sarebbero opera di Gorbaciov attraverso il KGB. 
Non a caso, quanto più i Paesi erano vicini politicamente all'URSS, tanto più la caduta avvenne in modo incruento. 
Maggiori difficoltà vi furono in Romania, il Paese politicamente più "lontano" del blocco. 
Ma il tentativo fu più esteso.

mercoledì 23 settembre 2015

Questioni internazionali, dialettica, Kosik e Deng

Pur avendo una visione diversa dalla sua sui fatti del '68, ha ragione Karel Kosík a parlare di "pseudoconcretezza" da cui liberarci. Molti rifiutano ideologia e filosofia in nome della "concretezza". Ma il loro stesso rifiuto è ideologico e filosofico. In nome della "concretezza" vengono sottovalutate le questioni internazionali. Capita così di leggere che le questioni internazionali non sarebbero importanti, perché "si deve pensare a mangiare". L'Italia è una semicolonia USA, inserita in un'economia globalizzata, concorrenziale e dominata dagli imperialisti. Fa parte dell'UE.
Il FMI, la Banca Mondiale, il WTO, l'UE, la Banca Centrale Europea dettano parametri a cui l'Italia deve uniformarsi. Alla luce di tutto ciò, riteniamo che le questioni internazionali c'entrino poco con i popoli affamati e con i popoli precarizzati? Pensiamo che il "bunga bunga" incida più di tutto ciò sulle nostre condizioni di vita?
Liberiamoci dalla pseudoconcretezza. Liberiamoci dai pregiudizi.
C'è chi, in funzione antiberlusconiana, continua ad essere tollerante con la sinistra imperialista, facendo riferimento al famoso discorso di Deng sui gatti e sul topo.
A mio avviso costoro commettono due errori.
Il primo è che non riescono a capire quale sia la contraddizione principale.
Il secondo è che dogmatizzano la visione denghiana.

domenica 26 luglio 2015

Basta con il "né né" pilatesco.

Basta con il "né né" pilatesco, basta con il "sono comunista ma...".
Prima dissero che non andava bene Stalin, poi Lenin, quindi venne il turno di Engels, infine quello di Marx.
Basta con il "sono anti-imperialista ma...".
Dicevano che Milosevic non andava bene, ora che Gheddafi non va difeso. Sempre a ruota dell'egemonia e della propaganda ideologica imperialista. Attenzione che cominciano a dire che anche i Palestinesi non vanno bene e che Cuba non va difesa. Cominciano ad attaccare anche Che Guevara. Sempre in attesa che venga sulla Terra un "Gesù Cristo" comunista che in modo divino stabilisca il comunismo perfetto. Così non si fa mai nulla. Così convinciamo gli indecisi a diventare conservatori. Cambiare? E perché? Tanto non va bene né la situazione attuale né ogni alternativa che si proponga.
E la conclusione è che ci teniamo il potere dei grandi capitalisti finanziari. Ci teniamo l'FMI, la Banca Mondiale, il WTO, l'imperialismo statunitense, la Banca Centrale Europea. Ci teniamo le centinaia di milioni di persone affamate nel mondo.
Ci teniamo la precarizzazione dei posti di lavoro e delle condizioni di vita. Basta con il sinistrismo imperialista finto"-dirittoumanista".

sabato 20 giugno 2015

I Sinistri continuano a porsi al servizio dell'imperialismo.

Leggo da più parti analisi argomentate di comunisti contro l'aggressione imperialistica, analisi a cui i sinistri si oppongono infondatamente con opinioni non argomentate, rigettando qualunque analisi in nome della complessità (che nelle analisi di questi sinistri è certamente meno presente) e del pluralismo. Ovviamente la realtà nelle sue infinite variabili non può essere (almeno oggi!) colta. Ma quanto è preferibile il metodo dialettico che permette di cogliere di volta in volta l'elemento fondamentale distinguendolo da quelli peculiari, rispetto all'immobilismo fintamente ingenuo. Rifiutare qualsiasi analisi in nome della complessità e del pluralismo significa rimanere inerti di fronte ai difensori dello "Status Quo". Anzi, di fronte a chi peggiora le condizioni della nostra esistenza. Di fronte, quindi, all'oppressione imperialistica.

domenica 15 marzo 2015

Marx, Engels, internazionalismo e questioni nazionali.

Quando, fra il 1848 e il 1849, l'Impero austriaco aggredì l'Ungheria, Engels e Marx presero posizione per l'Ungheria, nonostante l'oppressione che a loro volta gli stessi Ungheresi riservarono alle minoranze di altre nazionalità. Oppressione per altro condannata anche da Marx ed Engels. Però Engels e Marx, attraverso un'analisi delle contraddizioni, capirono che la strada da seguire per l'emancipazione generale era data dal sostegno agli Ungheresi e non al generale imperiale austriaco Windischgratz, portatore degli interessi della Santa Alleanza (Windischgratz fu autore anche di un massacro di operai viennesi). A coloro che non comprendono la dialettica fra internazionalismo e questioni nazionali e ai sinistri fintodirittoumanisti consiglio di leggere anche Marx ed Engels.