giovedì 14 aprile 2016

Imperialismo, capitalismo e lotte dei comunisti.

L'imperialismo sta portando il pianeta sempre più verso guerre che rischiano di essere mondiali, rigettando al contempo in condizioni di miseria e precarietà centinaia di milioni di persone anche nei paesi più sviluppati, le quali vanno ad aggiungersi alle molte centinaia di milioni di esseri umani che il capitalismo, nel mondo, costringe vergognosamente alla fame da lungo tempo.
In Europa il grande capitalismo finanziario sta coartando le masse popolari a dover subire condizioni inaccettabili riducendole all'indigenza.
In Italia vengono varati, ad ogni livello, i peggiori "provvedimenti" a cui abbiamo potuto assistere, almeno dal dopoguerra a oggi.
L'economista Emiliano Brancaccio, in una lettera alla sua ex-professoressa Elsa Fornero, dice:
"...mi auguro che Fornero tenga conto di una conclusione ben nota in letteratura, che l’attuale direttore della ricerca del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, ha sintetizzato nei seguenti termini: «le differenze nei regimi di protezione dell’impiego appaiono largamente incorrelate alle differenze tra i tassi di disoccupazione dei vari paesi» (European unemployment: the evolution of facts and ideas, Economic policy 2006). In altre parole: non esiste prova scientifica del fatto che la maggiore precarizzazione del lavoro implichi maggior crescita economica e minore disoccupazione. Tanto più nel mezzo di una gigantesca crisi da domanda effettiva, come l’attuale. 

mercoledì 30 marzo 2016

Quale sarà la prossima vittima dell'imperialismo?

Questa è una guerra imperialista e neocolonialista.
E' una guerra antidemocratica e antipopolare.
E' una guerra anti-internazionalista e antinazionale.
L'Italia ne è coinvolta, in parte giocoforza come semicolonia USA, in parte per restare voracemente aggrappata alla spartizione delle briciole. Ma sostanzialmente l'Italia sta partecipando ad una guerra imperialista in modo autolesionista e "tafazzista", a ruota dell'imperialismo francoanglostatunitense.
Con il consenso di ex comunisti e tecnocrati che, abbandonate le loro posizioni di politici, economisti e professori universitari, si sono arruolati come "mozzi" del "Panfilo Britannia". 
Una nuova "Entente Cordiale", una nuova "Triple Entente" imperialistica francoanglostatunitense esce allo scoperto per riproporre palesemente forme di neocolonialismo, sotto scroscianti applausi da "società dello spettacolo" della sinistra imperialista finto-"dirittoumanista", che talvolta si rivela poi filistea e pilatesca con il "né con gli uni né con gli altri" al momento della guerra. 

lunedì 21 marzo 2016

Guerra imperialista, Comunismo e Sinistra.

Questa è una guerra imperialista e neocolonialista.
E' una guerra antidemocratica e antipopolare.
E' una guerra anti-internazionalista e antinazionale.
L'Italia ne è coinvolta, in parte giocoforza come semicolonia USA, in parte per restare voracemente aggrappata alla spartizione delle briciole. Ma sostanzialmente l'Italia sta partecipando ad una guerra imperialista in modo autolesionista e "tafazzista", a ruota dell'imperialismo francoanglostatunitense.
Con il consenso di ex comunisti e tecnocrati che, abbandonate le loro posizioni di politici, economisti e professori universitari, si sono arruolati come "mozzi" del "Panfilo Britannia". 
Una nuova "Entente Cordiale", una nuova "Triple Entente" imperialistica francoanglostatunitense esce allo scoperto per riproporre palesemente forme di neocolonialismo, sotto scroscianti applausi da "società dello spettacolo" della sinistra imperialista finto-"dirittoumanista", che talvolta si rivela poi filistea e pilatesca con il "né con gli uni né con gli altri" al momento della guerra. 
Sinistri finto-"diritto"umanisti" i quali, in seguito ad obiezioni talvolta anche fondate, antidogmatiche, hanno abbandonato il marxismo in nome del rifiuto delle metanarrazioni, delle visioni teleologiche della storia e in nome del ne pas "se raconter des histoires". Invece di contribuire ad una discussione interna, cercando di superare dialetticamente le questioni, hanno abbandonato opportunisticamente la lotta per il comunismo con questi pretesti, abbracciando oltretutto metanarrazioni peggiori.

martedì 26 gennaio 2016

Imperialismo, internazionalismo, questioni nazionali, Libia e finto "dirittoumanismo".

Chi sostiene il finto-"dirittoumanismo" (anche nella forma vaselinata e pilatesca del "né con gli uni né con gli altri"), funzionale all'imperialismo che massacra e affama i popoli, precarizza anche te!
Digli di smettere! 

Ecco degli spunti di riflessione, alcuni dei quali sto proponendo a "voce" e nei social networks da oltre una decina di giorni, altri da ancora più tempo:
"La neutralità favorisce sempre l'oppressore, non la vittima". E. Wiesel.
"Se siete neutrali in situazioni di ingiustizia, avete scelto la parte dell'oppressore". Desmond Tutu.
"Ci crediate o no: l'imperialismo ci rende imbecilli se non lo combattiamo su tutti i piani: culturale, ideologico, politico, etico e su tutti i fronti in forma permanente. Si gioca il destino dell'umanità. Non c'è neutralità possibile. Non ci si deve distrarre. Il contrario è la complicità con l'Impero". E. Pavlovsky.
"Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti." A. Gramsci.
"Il popolo del mondo è come due tribù nel deserto, una tribù vive in un paese con un pozzo, l'altra in un paese senza pozzo. La tribù con il pozzo vuole la pace, l'altra non vuole la pace, vuole l'acqua!

mercoledì 11 novembre 2015

I colpi di stato del biennio reazionario 1989-1991.

Dall'incrocio fra le riflessioni engelsiane e quelle leniniane sappiamo che è ben difficile la presa del potere in un momento in cui l'apparato statuale è integro. 
Però "chissà" per quale "combinazione" i Paesi del blocco socialista collassarono simultaneamente. 
Una teoria diffusa sostiene che Gorbaciov, con la sua visione sulla "Casa Comune Europea" (visione che lo accomunava a Kohl), avrebbe diretto il processo tramite il KGB, per giungere alla "socialdemocratizzazione" dei Paesi "orientali". 
Ma il ministro degli esteri dell'URSS era Shevardnadze, uomo che avrebbe fatto riferimento agli USA, il quale, approfittando della situazione, avrebbe spinto le dinamiche al di là di quanto auspicato da Gorbaciov (da qui anche le vicissitudini negative toccate a Gorbaciov e a Kohl, poichè gli USA non solo desideravano la caduta del blocco socialista, ma volevano pure che non si costituisse una "Casa Comune Europea"). 
Dunque le pseudo-"rivoluzioni" (non sono d'accordo a chiamarle "rivoluzioni") sarebbero opera di Gorbaciov attraverso il KGB. 
Non a caso, quanto più i Paesi erano vicini politicamente all'URSS, tanto più la caduta avvenne in modo incruento. 
Maggiori difficoltà vi furono in Romania, il Paese politicamente più "lontano" del blocco. 
Ma il tentativo fu più esteso.